Ho letto questo interessante articolo in cui si osservano i risultati di una ricerca che ha coinvolto diverse persone reclutate sul Web.
In questa ricerca si è chiesto a una svariata miriade di gente, dotata ognuno di un impianto audio completamente differente, nelle proprie condizioni, di valutare la differenza tra un suono registrato 16 bit e uno a 24, più che altro per capire se, effettivamente, questa differenza si possa percepire in maniera sensibile.
La maggior parte dei suoni che io tratto quando lavoro con l’audio arriva da sorgenti a 16 bit, però i programmi di montaggio che utilizzo lavorano 24, anche se poi, alla fine, le schede audio non professionali presenti nella maggior parte dei computer, anche se lavorano teoricamente a 24 bit, non raggiungono quel livello di dinamica.
Quello che posso riportare dalla mia esperienza è che la qualità della sorgente è effettivamente il vero parametro di paragone tra un effetto sonoro o una musica registrata 16 o 24 bit.
Se infatti tutta la catena di pre produzione, produzione e mastering lavora a 24 bit, allora la quantizzazione a 16 non dovrebbe portare alcun problema, dato che questi 16 bit vengono tutti, e sottolineo tutti, sfruttati al meglio per la dinamica.
Quando si lavora con apparecchiature digitali, e sto parlando essenzialmente dal punto di vista della registrazione, ovverosia della conversione da analogico a digitale, occorre sapere che la precisione della trasformazione è pari a quella nominale, a cui si devono togliere due bit.
Mettiamo caso che abbiamo un convertitore analogico-digitale a 16 bit, la sua effettiva “risoluzione” è di 14 bit.
Lo stesso si può dire delle macchine fotografiche digitali, quando affermano che i RAW sono a 14 bit, significa che gli ultimi due bit sono sovrastati dal rumore.
Una catena in cui tutta la parte hardware lavora a 24 bit e anche le elaborazioni del software sono a 24 bit è tale per cui la perdita in risoluzione) ovverosia in quantizzazione) può essere quantificato nell’ordine dei 2-3, al massimo 4 bit.
Questo significa che, al massimo, di questi 24 bit, al termine di tutte le elaborazioni, arriveremo ad avere un suono completamente definito a 20-21 bit.
Credo che questo sia il motivo per cui non si è percepita tanta differenza tra i file a 16 e a 24 bit nell’esperimento compiuto: se si parte da master di quella fattura, il risultato finale sarà abbastanza poco distinguibile.
Diverso discorso se tutta la catena di registrazione fosse stata a 16 bit e non a 24, in quel caso, molto probabilmente, avremmo percepito una sensibile differenza nella dinamica.
Questi, però, sono discorsi che io potrei reputare abbastanza “alti”, perché poi, nella maggior parte dei casi, il 90-95% della popolazione ha strumenti di fruizione audio pressoché incompatibili con una riproduzione ad alta qualità, se si passa dalle cuffie in dotazione con il telefono alle piccole casse collegate al computer fino ai diffusori presenti nei portatili.