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Raise de bar: fretta, qualità e aspettative

Da qualche settimana collaboro con il network di podcast Just in tech, sono stranamente invitato a parlare di tecnologia nella trasmissione, che tra l’altro va anche live, Tech Avenue. Nel mio post precedente ho scritto e pubblicato il live hangout: ero stato invitato a parlare di “Lo Hobbit” in HFR.

Justen, il deus ex machina di Just in tech, mi ha chiesto se gentilmente gli potessi preparare una sigla animata da usare come intro a tutti i podcast del network. Il logo lo si può trovare qui.

Sfortuna volesse che me l’ha chiesto in un momento di grande incasinamento tecnico e politico: ero preso da altri lavori e il mio Mac era appena morto, ho doveto fare tutto in 25 minuti, prima di uscire, e senza i miei filtri. Quello che ho prodotto è stato questo:

Non sufficiente dal mio punto di vista, ma c’era fretta di pubblicare la prima puntata e la sigla è rimasta questa.

Non ero soddisfatto, però, per cui, qualche giorno dopo, ho deciso di prendere in mano il file di After Effects e di aggiungervi anche le stelle dietro il pianeta e di utilizzare Optical Flares per tracciare una luce nello spazio 3D invece di animare a mano il lens flare. Quello che ho prodotto, in poco più di altri 20-25 minuti è questo:

Decisamente più fluido, no? Più bello.

Ah, notare che ormai tutto quello che produco per il web va fisso a 30 fps. Non solo, ma quando giro in giro con la mia fida 7D, se so che non si va in TV, punto sempre la registrazione con base NTSC. E quando qualcuno, nonostante gli chieda di girare 30, mi consegna un girato a 25… Beh, mi incazzo mica male! Se sei in ascolto, Salvation, sappi che sto parlando di te. Scherzo: sei un Maestro per me! 😉

Beh, abbiamo parlato di fretta e di qualità. Avevamo parlato di questo anche tanto, tanto tempo fa, agli albori di Video DiggaZ Xtra DarK, vi ricordate?

Tempo. Soldi. Qualità.

Qui di $oldi non si parla perché è un progetto assolutamente no-profit-for-ever, ma di tempo e qualità sì. E credo che avevamo parlato di qualcosa del genere anche qui, ricordate? Tra l’altro uno degli articoli più letto di questo blog.

Ora… La seconda sigla a me piace. Non è niente di ché, non mi farà certo vincere un premio come miglio MG artist dell’anno, anzi, però svolge il suo scopo e nell’ottica di una produzione off-off-off-the-record direi che siamo abbastanza allineati, no? Senza infamia e senza lode, qualcuno potrebbe dire.

Voi sapete che però io collaboro, anzi, sono parte integrante di IPN, vero? Tutto questo, Video DiggaZ e i relativi videopodcast, È Italian Podcast Network. Mentre in Just in tech collaboro, in IPN sono parte integrante dello staff core. In Tech avenue sono un ospite, in IPN sono in padrone di casa, più o meno. Diciamo il fratello del padrone di casa, dai.

IPN per me ha una valenza diversa, in IPN sono un responsabile dei contenuti e delle linee editoriali. E anche in IPN, al di là di Video DigggaZ, ho realizzato una sigla, questa:

Anche questa senza infamia e senza lode, un richiamo ai film degli anni ’80 (o era lo spot degli “effetti speciali e colori ultravivaci”?), realizzata con una camera 3D in After Effects e Particular. Una cosa semplice, anche un po’ tamarra, non credete? Ma funziona e nessuno si è lamentato della resa grafica.

Però per IPN sto lavorando a diversi progetti, e non penso solo a questo, Suppakitchen, che invece ha la necessità di essere volutamente grezzo:

Ci sono anche progetti più ricchi, più complessi, che necessitano di una maggiore attenzione e una ricerca qualitativa che non può scendere sotto certi livelli.

È il motivo per cui sono tre mesi che non esce una puntata nuova di Video DiggaZ, ed è la stesso motivo per il quale alcuni progetti mi bloccano, perché so che per raggiungere un certo livello qualitativo, il livello minimo che mi sono prefisso, il lavoro da fare è troppo, troppo per me da solo, troppo complesso per poter venire affrontato nelle pause, nei ritagli di tempo, prima di andare a dormire o, come domenica per la sigla di Tech avenue, 20 minuti prima di uscire di casa per andare a vedere “Vita di Pi” (e sul quale dovremmo aprire un altro dibattito più interessante… Vi basti sapere che Tigre batte Gollum 1 a 0, IMHO).

Insomma: ci sono cose che vanno fatte bene, altrimenti non le si fa. Altrimenti non le si deve fuckin’ fare.

Ora… Sto collaborando, in modo più o meno ad cazzum ad un nuovo podcast di IPN. Non credo che sarò coinvolto ogni volta come collaboratore, ma sto collaborando. Ho realizzato una prima versione del logo, che sicuramente mi casseranno da qui a qualche settimana. E ho pensato ad una versione animata (“video”) del logo, una cosa che prevederebbe di effettuare riprese in studio, davanti ad un greenscreen, con anche un attore o comunque qualcuno che vi si possa prestare.

Livello di fattibilità della cosa: zero.

Niente di impossibile, certo, ma allo stesso modo niente di fattibile con le scarse risorse di cui dispongo. Nota che per “scarse risorse di cui dispongo” intendo dire quella faccia da cazzo che vedo la mattina allo specchio quando mi faccio la barba.

Ed è un casino quando si setta la barra così in alto, quando le proprie aspettative dal proprio lavoro sono più alte di quello che tu ti puoi permettere di concederti. È un casino, è un peccato, e ti lascia un senso di (auto) castrazione mica male.

E voi come diamine fate? Come fate a chiedere a voi stessi meno di quello che vi chiedereste se non foste voi? Come fate a farvi degli sconti da soli? Come fate ad accettare un lavoro che non esprima, non dico il 100%, ma almeno il 90% del vostro potenziale?

Sono gradite risposte nei commenti. Grazie. 🙂